LA TRASFORMAZIONE ALCHEMICA DELL' ARGENTO IN ORO; L'ELICRISIO

(Helichrysum italicum (Roth) G. Don

Erborista Dipl. Karin Mecozzi

2/4/2024

Camminando lungo dune e scogli, nelle pinete o sui prati e pendii dell’Appennino tra San Giovanni e inizio luglio si avverte un’intensa fragranza speziata, a volte perfino salata che sa un po’ di pino, curry e liquirizia con uno sfondo di fieno estivo. Pervade l’aria, si mescola agli odori del luogo e crea quell’atmosfera tipica della macchia mediterranea in estate. Guardando meglio si scorgono dei piccoli arbusti verde cenere, con ombrellini giallo zolfo che tendono verso il sole.

È l’elicriso (Helicrysum italicum (Roth) G. Don), un suffrutice perenne della grande famiglia delle Asteraceae. Tra le 600 specie diffuse in tutto il mondo, le più note in Italia sono l’Helichrysum italicum, l’Helichrysum hybleum sui pendii vulcanici della Sicilia, l’Helichrysum stoechas dai fiori più grandi e l’Helichrysum litoreum che cresce sulle coste e forma cespi fioriti dall’aspetto regale.

Dal punto di vista fitoterapico la specie più studiata è l’H. italicum Don. subsp. microphyllum (Willd.) Nyman che, come pianta spontanea, cresce solo sulle coste tirreniche, in Sardegna e in Corsica. La sfera e la stella sono le forme che caratterizzano l’elicriso: il piccolo arbusto conquista lo spazio sviluppando una tipica conformazione globosa sostenuta da fusti legnosi, angolosi. Le foglie strette e lineari, a volte sessili, e dal margine piegato verso il basso, sono alterne e danno l’impressione di sottili stelle.

L’elicriso è una pianta xerofila ovvero vive in habitat siccitosi. Si ricopre di sottilissimi peli che la aiutano a trattenere l’acqua proteggendo la pianta dal caldo e dall’irraggiamento solare. I piccoli arbusti hanno la base ben salda per la lignificazione dei rami principali, ma la parte aerea rimane leggera: l’aria e la luce filtrano facilmente attraverso le foglie, e i giovani rametti sono flessibili e delicati. Le infiorescenze, corimbi composti da 20-35 minuscoli capolini (il numero varia secondo la specie), hanno involucri tubulari ricoperti di brattee argentee. Compaiono a fine maggio, inizio giugno e si dischiudono lentamente, in attesa del giusto calore e della luce delle vere giornate estive.

L’elicriso fa parte delle specie tipiche del periodo di San Giovanni, quando le giornate sono più lunghe, le notti più brevi e la vita delle piante è al culmine. Quando i capolini argentei, aprendosi, mostrano il colore tipico dell’elicriso – una tonalità brillante di giallo – diventa chiara l’origine del nome: “elicriso”proviene dal greco antico ‘ήλιος (helios, sole) e χρυσέος (chryseos, d’oro, aureo) e significa “sole dorato”. L’immagine è quella della luce intensa, brillante che illumina un pendio roccioso del Mediterraneo riflettendosi nei capolini dorati dei cespi globosi.

Ciò che colpisce nell’osservazione dei luoghi in cui cresce il piccolo arbusto è la loro inospitalità. Le garighe delle nostre coste, le colline assolate ricoperte di macchia, i declivi calcarei dall’aspetto lunare, i pascoli abbandonati, sono tutti luoghi impervi in cui solo le più tenaci possono sopravvivere come piante. L’elicriso ben si adatta a questi paesaggi, aggrappandosi alle rocce con un apparato radicale profondo e ramificato. Anche se i luoghi in cui cresce possono evocare le aride distese sulla Luna, esso innalza i rami e giunge alla splendida fioritura diffondendo il profumo caldo e resinoso.

Alla fine della fioritura, i capolini diventano prima gialli paglierini, poi marroni, e rimangono interi sulla pianta fino in inverno. I frutti, acheni, sono muniti di pappi leggeri inseriti nella loro parte alta. Per la durevolezza del colore l'elicriso è ideale per composizioni secche e pot-pourri. Grazie agli oli essenziali contenuti ha anche ottime proprietà fissative, di cui si avvalevano i profumieri nell’antichità, per conservare meglio balsami e aromi. In inverno i suffrutici di elicriso assumono una nuova tonalità: un verde che tende all'azzurro. Le piante continuano a risaltare, ora tra i colori marrone, grigio e rossastro con cui si veste la natura in autunno e inverno. Mantengono sempre una nota profumata, si possono ancora raccogliere i rametti per un infuso serale.

Se coltivi degli elicrisi in giardino, togli le infiorescenze in autunno e potali prima del gelo, distribuendo delle cortecce tritate o della paglia intorno ai cespi per proteggerli dal freddo. Normalmente non temono la neve ma quando si avvicinano periodi di gelo intenso (temperature inferiori a -5°C), è meglio coprire gli elicrisi con del “tessuto non tessuto”.

LA TRASFORMAZIONE ALCHEMICA DELL' ARGENTO IN ORO: L'ELICRISIO

Droga e tempo balsamico

La droga dell’elicriso è costituita dalle sommità fiorite, cioè dall’infiorescenza con o senza fusto. Se si raccoglie con una parte di fusto, si preleva l'infiorescenza con circa 10 centimetri di fusto e foglie. Il tempo balsamico è tra metà giugno e metà luglio, secondo il clima della stagione, l’altitudine e l’ecotipo.

Il fitocomplesso

L’elicriso contiene flavonoidi come l’isosalipurposide che colora di giallo i fiori, luteolina, elicrisina (un composto costituito da diversi flavonoidi), rutina, quercetina, apigenina, inoltre fitosteroli (beta-sitosterolo), olio essenziale, cumarine, carotenoidi, sostanze tanniche, resine, minerali, tra cui calcio, magnesio, potassio e silicio. La composizione dell’olio essenziale di elicriso cambia secondo le subspecie di Helichrysum italicum e dipende fortemente dall’ambiente in cui crescono. L’elicriso, infatti, si adatta molto paesaggio formando un insieme di composti chemiotipici; la composizione si tramanda alle prossime generazioni di piante. Nel suo olio essenziale, Helichrysum italicum subsp. italicum contiene monoterpeni come linalolo, cineolo, limonene e pinene, un sesquiterpene azulogeno, eugenolo, nerolo, italidione, un interessante dichetone con proprietà antinfiammatorie. La quantità di acetato di nerile è maggiore rispetto alla subspecie microphyllum. Nell’Helichrysum italicum subsp. microphyllum troviamo nerolo, linalolo, curcumene, pinene, acetato di nerile, inoltre arzanolo, un fluoroglucinolo eterodimero prenilato.

Il sole d'oro e la psiche

L’elicriso rappresenta una delle piante medicinali e magiche più usate dagli antichi della nostra penisola, soprattutto in Sardegna e in Toscana. Il suo profumo veniva estratto dagli egizi e dai fenici per cosmetici e unguenti e per imbalsamare i defunti. La fragranza della bella pianta mediterranea ha “proprietà che agiscono sulla psiche”, come sostiene l'esperta in aromaterapia e fitoterapia Susanne Fischer Rizzi. L’olio essenziale di elicriso riporterebbe, così la studiosa, a coscienza le esperienze passate, belle e brutte, legate dal filo d’oro che attraversa la nostra esistenza. Per questo, gli estratti di elicriso, soprattutto in applicazione esterna concentrata (olio essenziale, oleolito e idrolato) sono da usare nella consapevolezza che hanno un'azione intensa anche sulla sfera emotiva della persona.

Una pianta tradizionale nella depurazione dell'organismo

L’elicriso è una delle più potenti piante depurative della medicina mediterranea tradizionale, agisce su fegato, cistifellea e pancreas, aiuta a eliminare tossine e accumuli. È utile, di conseguenza, nelle malattie reumatiche, nella gotta, nell’artrite e nell’artrosi. Su consiglio erboristico, si usano infuso, decotto, sciroppo e tintura madre per “cure” cicliche e applicazioni di impacchi sulla zona del fegato. Come ottimo rimedio nelle cure dimagranti, l'elicriso è idrogogo. Aiuta a combattere la cellulite dall’interno e perdere peso quando sussiste un ristagno di liquidi. L’elicriso drena, infatti, il sistema linfatico e agisce su tutte le ghiandole, decongestionando il fegato, la nostra ghiandola più grande.

Per avvalerti delle proprietà depurative consiglio di bere un litro di decotto al giorno per un mese (due cucchiai di droga essiccata in un litro di acqua bollente, lascia bollire per 1 minuto, spegni e lascia in infusione per altri 10 minuti), iniziando dalla Luna piena, cioè in luna calante. Attenzione: con la sua azione su fegato, cistifellea e reni, il decotto di Helichrysum italicum è controindicato nelle calcolosi e in assunzione di farmaci anticoagulanti.

Sostegno al sistema immunitario e all'apparato respiratorio

L’elicriso è indicato nelle allergie in primavera, nel periodo di massima fioritura di alberi, arbusti ed erbacee. Si assume la tintura madre più volte al giorno, alternando con il macerato glicerico (gemmoderivato) di ribes nero (Ribes nigrum). Secondo recenti studi, elicriso e ribes nero sono sinergici per un effetto simile al cortisone (“cortison-like”). Sostengono l'organismo nelle fasi acute e croniche delle allergie, agiscono contro il senso di soffocamento quando si gonfiano le mucose, nella rinite e nell’infiammazione degli occhi. (Si raccomanda di non sottovalutare mai i sintomi dell'allergia, soprattutto se sussiste il sospetto di eventuali attacchi asmatici. L'elicriso rappresenta tuttavia anche qui un valido alleato, in combinazione con la terapia farmacologica prescritta).

L'apparato respiratorio trova beneficio dalla pianta solare d'elicriso. In Toscana viene chiamato “erba zolfina”, quasi ad intendere che disinfetta e guarisce come lo zolfo stesso. L'infuso concentrato di elicriso è utile nella tosse di adulti e bambini, nei sintomi da raffreddamento, in combinazione con tiglio e sambuco e nella sinusite.

L’elicriso nelle preparazioni erboristiche moderne e tradizionali

L’estratto oleoso: oleolito di elicriso

Con la droga fresca si prepara l’oleolito, la macerazione delle sommità fiorite di elicriso in un solvente idoneo che serve nelle applicazioni esterne (massaggio, trattamento della pelle dopo l'esposizione al sole e delle vene varicose, nelle scottature, in caso di disturbi cutanei, nelle emorroidi. L'oleolito di elicriso è anche materia prima per preparare l'unguento con cera d'api e ingredienti attivi come oli essenziali, lanolina, burri e oli vegetali, propoli, emulsioni, creme e pomate. Una volta estratto l'oleolito di elicriso, puoi preparare un olio da massaggio per tonificare cosce e glutei, drenare e rassodare.

Olio da massaggio all'elicriso e edera

100 ml di oleolito di Helichrysum italicum

50 ml di oleolito di edera (Hedera helix) da pianta fresca

20 gocce di olio essenziale di ginepro (Juniperus communis)

10 gocce di olio essenziale di alloro (Laurus nobilis)

10 gocce di olio essenziale di arancio dolce (Citrus sinensis)

10 gocce di olio essenziale di rosmarino (Salvia rosmarinus)

L’oleolito di elicriso tonifica la pelle e il tessuto connettivo, favorisce l’irrorazione sanguigna, sostiene la circolazione del sangue e della linfa. Prepara la miscela aggiungendo l’oleolito di edera e gli oli essenziali, scuoti la bottiglietta ritmicamente per 3 minuti e applica sulle zone colpite da cellulite, mattina e sera. Dopo tre settimane di trattamento appaiono più toniche, la pelle sarà visibilmente più morbida e liscia.

Altri estratti di elicriso:

Essiccato di elicriso

Con la droga essiccata, sommità fiorite e soli fiori, si preparano infusi e decotti per pulire ferite e piaghe, soprattutto se sono infiammate. L’elicriso è indicato per i disturbi dell’apparato respiratorio: con il decotto e dell’argilla ventilata si preparano cataplasmi da stendere sul torace nelle affezioni bronchiali; con l’infuso si eseguono inalazioni (suffumigi) per liberare il naso nella sinusite e calmare l’emicrania.

Olio essenziale e idrolato

Nella distillazione in corrente di vapore si ottiene l'olio essenziale di elicriso, di cui l'intera pianta è permeata in differenti quantità. La maggiore concentrazione si trova nelle infiorescenze; per estrarre l'olio essenziale si raccolgono le sommità fiorite da fine giugno a metà luglio, solitamente dopo il solstizio estivo, valutando attentamente il tempo balsamico. Riuscire a individuare il momento giusto per la distillazione richiede esperienza e l’osservazione quotidiana delle piante da distillare. Si valutano gli influssi legati all’esposizione dell’elicriso prescelto, l'apertura dei corimbi, il clima del periodo (anche eventuali siccità o piovosità precedenti), il calendario lunare biodinamico per il giorno della distillazione. Qualità e quantità dell'olio essenziale dipendono dalla specie ed anche dalla subspecie, mostrando una spiccata variabilità, come abbiamo visto parlando del fitocomplesso. Da popolazioni che crescono ad esempio a pochi chilometri di distanza si possono ottenere composti odorosi e rese in olio essenziale diverse.

L'olio essenziale di elicriso viene utilizzato puro e diluito per trattare ematomi, traumi e ferite, nelle flebiti, nella protezione da radiazioni (radioterapia). Viene aggiunto a preparazioni esterne per curare l’artrite, poliartrite, dermopatie. E’ ottimo nelle inalazioni per lenire tosse e pertosse, la rinite, anche allergica. E' ritenuto un olio sicuro privo di effetti tossici e irritanti, indicato come anticoagulante, drenante del sistema linfatico, epatoprotetettivo, coleretico e colagogo, mucolitico, espettorante, antinfiammatorio, epitelizzante, antibatterico.

L’idrolato di elicriso, l’acqua aromatica rimanente dalla distillazione in corrente di vapore, contiene dell’olio essenziali in sospensione e composti idrosolubili della pianta. Ha un profumo delicato e si stende sulla pelle come doposole, su piccoli ematomi e punture d’insetto.

Ha proprietà coadiuvanti nelle allergie da pollini: tienilo in borsetta, in una bottiglietta spray, per inalazioni frequenti nel periodo delle fioriture. Per sostenerti, assumi un cucchiaino di idrolato al mattino mescolato a 10 gocce di tintura madre di elicriso. L’effetto “cortisonlike” dell’elicriso è dimostrato scientificamente, se però soffri di allergie gravi, chiedi sempre un parere medico per la giusta terapia. Altri estratti di elicriso utilizzati in fitoterapia sono la tintura madre da pianta fresca (T.M.), l’estratto idralcolico da pianta secca, l’estratto secco e l’estratto fluido.

L’uso dell’elicriso tra rimedio e magia

Come pianta medicinale l’elicriso viene utilizzato da tempi antichi in tutti i paesi del Mediterraneo. Secondo l’etnobotanica fu considerata rimedio e pianta magica allo stesso tempo, ad esempio in Toscana. Si utilizzava per l’uomo come anche per gli animali domestici, troviamo ricette regionali di enoliti, acetoliti, estrazioni acquose fredde, decotti e infusi, sciroppi, macerazioni grasse e oleose. Colpisce un’altra usanza, non tanto come rimedio o medicamento ma come pianta magica in Appennino. Nelle Alpi è nota l’usanza di raccogliere erbe particolari per allontanare gli influssi demoniaci: molte delle “erbe di San Giovanni” come l’iperico e anche il nostro elicriso, erano considerate portatrici di forze benefiche, solari, protettive.

(Helichrysum italicum (Roth) G. Don